giovedì 25 dicembre 2014

1. Il Bar


Mi guardo intorno e faccio un rapido conto mentale "la sciarpa c'è, i guanti ci sono, le chiavi di casa si e portafoglio riempito, ok posso andare". 

Esco dalla camera e attendo il mio socio, può essere la serata della gloria. 

"Ormai ci tocca andare al solito bar di merda" mormora lui a un paio di metri.

"Già, sia mai che stavolta porti bene"

"Se va tutto bene andiamo a Torino. Io carico la macchina, non succede ma se succede". 

Un paio di  frasi di circostanza dopo siamo al bar, è il tipico bar di periferia che va avanti grazie al videopoker. 

Siamo ai primi di maggio, la temperatura è bassa fuori mentre dentro è incandescente.
 La sala è divisa in due: all'entrata si respira clima da derby, gli sguardi sono tesi ma i commenti fioccano e alimentano la bagarre. Sul megaschermo ci sono Caressa e Bergomi che spiegano gli schieramenti. 

Oltre una sorta di cancello dell'Ade c'è la seconda sala. Ci sono massimo 6 persone, poche chiacchere, uno sguardo alla tv nella propria sala e uno in quella adiacente. 

Io e Tac ci accomodiamo nella seconda sala, una birra e silenzio degli innocenti. 


Benvenuti ad una strana lunga storia. 
12 ore che non dimenticherò mai. 


venerdì 17 ottobre 2014

Tutto il calcio.

Una domenica pomeriggio qualsiasi tra autunno e inverno.
Rumore di tacchetti sbattuti sul cemento. La partita è finita. Un due a zero onesto, naturalmente per gli altri. C'è l'abbiamo messa tutta ma quest'anno veramente non gira niente.
Guardo la faccia dei miei  compagni al rientro nello spogliatoio. Facce incazzate nere anche se questa non è la prima volta e non sarà l'ultima. Aspetto la fine del discorso del Mister, il solito discorso che dovrebbe essere motivante ma non alleggerisce la tensione.
"Avete giocato bene ".
"Andrà meglio la prossima volta".
"Questi erano veramente bravi, peccato manca poco e saremo al loro livello".
Sono bugie che sento da inizio campionato.
Finito il discorsetto aspetto qualche secondo, preparo la frase mentalmente e via " Oh raga, qualcuno di voi hai il nuovo nokia con la radio?".
Si, sto raccontando di un pomeriggio dei primi anni duemila. I cellulari cool dell'epoca erano i Nokia. Possedere un Nokia 3510, il primo a colori, era un lusso indiscusso.
Si gira Stefanetti, centrale dietro e l'uomo che si mette sul palo nei corner, alza la testa e fa "Si, c'è l'ho io. Aspetta che cerco le cuffie e sento su "Tutto il calcio minuto per minuto" quanto stanno le partite".
Dentro di me ringrazio le varie divinità e aspetto trepidante i risultati delle partite e i marcatori. Non si sa mai che Del Piero abbia messo una punizione delle sue e debba correre a casa a vedere il goal su Novantesimo minuto.
Che io sia fossi stato a casa a fare i compiti o in accappatoio nello spogliatoio ad aspettare i risultati  dal cellulare del buon Stefanetti, Tutto il calcio minuto per minuto mi ha accompagnato in tutti questi anni, e sono contento di ciò.
Dicono che l'immaginazione sia potere, che grazie all'immaginazione si possa studiare in modo più efficace e che si possa superare qualsiasi limite. Il limite visivo c'era, non vedevo le azioni ma riuscivo a visualizzarle nella mia testa perfettamente guidato dalla voce dei vari telecronisti che si sono succeduti.
Ricordo la voce grattuggiata di Ciotti, quella limpida di Tonino Carino da Ascoli e per un infinità di volte quella di Ugo Russo o di Repice.
Questo calcio moderno non mi piace, lo capisco anche da comportamenti miei incosci. Se non guardo in diretta la partita non sto neanche a guardare gli altri goal. Non mi interessano più, guardo i risultati e va bene così. Un tempo avrei visto anche i goal della Serie C ( per me non sarà mai lega pro).
Forse perché non riesco a trovare più la magia del gioco del pallone che avevo quando alzavo lo sguardo verso Stefanelli. chiedendoli i risultati. "Tutto il calcio" rimane uno degli ultimi baluardi di un calcio che quasi ormai non c'è più.
Il pianto di Ugo Russo in diretta rappresenta un canto della fenice meraviglioso.